AL MAF LA COLLEZIONE DEI CONTI PASSERINI, PATRIZI DI FIRENZE E CORTONA
Dal 29 ottobre e fino al 30 giugno 2021 al MAF (Museo Archeologico di Firenze) sarà esposta al
pubblico, interamente riunita nei suoi nuclei principali, la collezione archeologica che fu del conte
Napoleone Passerini (come spesso accadeva all’epoca in nome completo era Napoleone Pietro Raffaello
Luigi Carlo Maria). Napoleone Passerini, figlio unico di Pietro Passerini e di Elisabetta Gherardi, pur se
nato nel 1791 venne riconosciuto dal padre solo quando questi stava per morire nel 1863 e solo allora
nominato Primo Conte Passerini.
Il padre di Napoleone, Pietro Passerini, aveva già una predilezione per i reperti archeologici ma fu
Napoleone che arricchì e rese famosa la collezione per un insieme di fortuite concomitanze.
Napoleone, infatti, forse per attualizzare lo stemma di famiglia (un bue sotto le palle medicee e il
copricapo cardinalizio) dovuto all’Avo che aveva creato il poderoso patrimonio familiare – Cardinal
Silvio Passerini amico fraterno di Papa Leone X – poi successivamente incrementato creando un piccolo
regno di quasi 10.000 ettari nella Valdichiana, decise di approfondire gli studi agrari e delle scienze
naturali frequentando i dipartimenti di zoologia e botanica dell’Università di Firenze divenendo un
pregevole zoologo e botanico. A lui si deve infatti la selezione della famosa razza Chianina. Iniziò anche
l’insegnamento teorico pratico nel settore e fondò l’Istituto Agrario che diresse fino alla morte nel 1951.
Ritornando comunque alla passione per l’archeologia è importante dire che a differenza di altre collezioni
archeologiche quella messa insieme da Napoleone Passerini non viene da acquisizioni estemporanee o
commissionate ma quasi esclusivamente dai ritrovamenti fatti nelle numerose fattorie di proprietà molte
delle quali nell’area di Foiano della Chiana, Lucignano, Bettolle, Sinalunga. Si narra che spesso i
contadini quando l’aratro si imbatteva in qualcosa di duro chiamassero il conte per verificare che sotto
non vi fossero, e spesso succedeva, tombe etrusche.
Una gran parte della collezione ha po’ transitato alla fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento
presso musei stranieri come Il Metropolitan di New York, l’allora Walter Art Gallery di Baltimora, il
Museum of fine Art di Boston, ecc.
Il grosso della collezione è comunque rimasto in Italia nella villa di Bettolle e fu acquistato dallo Stato,
già nel 1900 il conte aveva venduto al Regio Museo Archeologico di Firenze un pregiato nucleo di
oreficerie etrusche e nel 2016 grazie un generoso lascito di una donatrice fiorentina al Comando
Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze si è arricchito di 82 opere. Varie sono state anche le
vicissitudini dei nuclei della collezione suddivisi fra diverse ville e musei italiani ed ora è
eccezionalmente possibile ammirare la parte più cospicua della collezione riunita al MAF.
Ma parliamo della mostra che è affascinante per i pezzi sapientemente esposti, curata Mario Iozzo, dal
direttore del MAF, e da Maria Rosaria Luberto presenta vasi funerari di stupenda fattura, oggetti
domestici, suppellettili, vasi da dispensa e da commercio, urne funerarie e oggetti d’oreficeria di
straordinaria fattura.
Una occasione questa di visitare il Museo Archeologico che ricordiamolo in Italia è uno dei più
importanti ed è magnificamente allestito e molto fruibile…e di questi tempi assolutamente non affollato.
Fra l’altro è possibile scaricare gratuitamente l’App creata dal museo per una descrizione di ogni singolo
oggetto.
cb