DONATELLO, IL RINASCIMENTO
Palazzo Strozzi Firenze fino al 31 luglio 2022
Donato di Niccolò di Betto Bardi Firenze1386, Firenze 13 dicembre 1466 detto DONATELLO.
Diversamente da come molti pensano Donatello, scultore, pittore e architetto, visse a lungo per quei secoli raggiungendo gli 80 anni.
Se pensiamo ad altri coevi come Masaccio di 15 anni più giovane e scomparso a soli 27 anni (forse avvelenato a Roma) o allo stesso Brunelleschi che visse fino alla soglia dei 70 anni.
Ma sono questi tre grandi su cui in gran parte si appoggia il Rinascimento con l’uso della prospettiva, la riscoperta della scultura classica e delle fusioni in bronzo con il distacco dal Gotico e l’inventiva di costruzioni architettoniche e stilistiche impensabili che raggiungono tuttavia vette equilibrate ed eccelse.
Il Medioevo alto (476 d.c. caduta dell’Impero Romano -1000 d.c.) o basso (1000 d.c. - 1492 scoperta dell’America) che sia aveva in gran parte fatto dimenticare il sapere accumulato dai greci e dai romani che nelle loro conquiste avevano preso il “saper fare” di tante popolazioni soprattutto del bacino mediterraneo. Il Gotico aveva fatto da battistrada al Rinascimento, nato oltralpe (Parigi) inizia la riscoperta di schemi architettonici diversi poi interessò tutti i settori della produzione artistica, portando grandi sviluppi anche nelle cosiddette arti minori: oreficeria, intaglio, vetrate, tessuti, lavorazione dell’avorio, ecc.
Il Rinascimento che riconobbe le tante qualità del Gotico si volle distinguere ritornando a schemi innovativi ma classici e composti e con principi tecnici e artistici completamente diversi. Maturò un nuovo modo di concepire il mondo e se stessi, sviluppando idee dell’umanesimo che era nato in ambito letterario soprattutto per opera di Francesco Petrarca portando gli artisti a influenzare per la prima volta le arti figurative e la mentalità corrente.
Firenze per una serie di ragioni diventa la “culla del Rinascimento” tante sono le teorie e le concomitanze ma come spesso succede le due preminenti sono la Fede (leggi la Chiesa) e la Ricchezza (leggi i mercanti). Un binomio che potremmo dire in certi momenti funesto ma che quando trova menti geniali e illuminate, esploratrici, amanti della ricerca, riesce a creare e a ricreare cose che potrebbero sembrare inimmaginabili.
La pittura cresce e diventa sempre più umana, la scultura diventa espressiva, l’architettura diventa a volte geniale e riesce a far sposare più stili conservando l’armonia dell’insieme. Lo studio diventa fondamentale, imparare l’artigianato fa diventare artisti, il sapere cresce e con esso i concetti e le persone e la bellezza riesce a contagiare quasi fosse un populismo politico anche chi non sa leggere e scrivere ma ha occhi per ammirare.
Donatello rappresenta un cardine di questo contesto è importante perché una volta appreso il saper fare inizio non a imitare ma a comunicare utilizzando un linguaggio innovativo che fece scuola, venne apprezzato e influenzò generazioni di artisti. Questo è il primo grande merito di questo laborioso artista.
Il David da lui rappresentato è il giovane semplicemente bardato di pelli (quello in marmo) cucite e armato solo di una fionda che sconfigge il gigante che terrorizza Israele. David sconfigge il gigante con un sasso in mezzo alla fronte e poi tramortito gli taglia la testa con la spada. Nell'ancora più famoso David bronzeo (al Bargello) il giovane ha solo un elmo ed è nudo pare quale che la sua giovinezza, la sua bellezza e gracilità abbiano avuto la meglio sul gigante e David appare soddisfatto.
Se ci pensiamo bene anche oggi in altri campi piccoli movimenti guidati da giovani riescono a sconfiggere i giganti un esempio Greta che lotta per la salvezza del pianeta Terra.
Ma come raggiunge Donatello la sua bravura, quali concomitanze fanno di lui un Grande.
Come già detto fu in gioventù uno dei padri fondatori dell’arte fiorentina, raggiunse a Firenze la massima popolarità negli anni ‘30 del Quattrocento quando erano tantissime le commissioni che la città gli assegnava.
Poi per circa dieci anni si trasferì a Padova dove di lui rimangono al momento un bellissimo Crocifisso e la famosissima statua equestre al Gattamelata nella Piazza del Santo, la prima grande fusione di grande formato realizzata dai tempi dell’antichità,
Dopo l’esperienza Padovana Donatello rientra a Firenze quasi ad esclusivo servizio del suo mecenate. Cosimo de’ Medici. Forte di questo appoggio Donatello il cui stile era in contrasto con la tendenza prevalente dell’epoca tanto da essere considerato eterodosso.
Il Vasari affermò che Donatello conferiva alle sue figure una potenza di movimento, una vivacità e un brio conservativo che consentivano di stare alla pari delle sculture antiche e quelle del pieno Rinascimento.
In un bellissimo volume scritto da John Pope-Hennessy e illustrato da Liberto Perugi con splendide immagini (Cantini Edizioni 1985) si possono ben scoprire molti dettagli e ammirare le raffinatezze e la forza espressiva dell’artista.
Questa mostra a Palazzo Strozzi è una mostra che è riuscita a raccogliere tantissime opere dell’artista e anche di artisti che Donatello ha influenzato, è un piacere per gli occhi e non solo perché molte opere vengono da prestiti di altri musei sparsi per il mondo e quindi permettono di fare paragoni e confronti.
È tuttavia una mostra alla memoria e alla conoscenza, memoria perché non ci scontriamo spesso nelle opere di Donatello a meno che non si frequentino alcuni luoghi, inoltre come spesso capita non si fa la dovuta attenzione alle sue opere abituati come siamo ad averle sotto gli occhi.
Proprio di fronte a Palazzo Vecchio sull’arengario ci sono il famoso Marzocco e Giuditta e Oloferne di Donatello. Giuditta e Oloferne in copia fu realizzata grazie alla Banca Toscana (l’originale è nella sala dei Gigli di Palazzo Vecchio).
Ma poi basta entrare nella basilica di San Lorenzo per vedere grandi sui capolavori come i due pulpiti (la Passione e la Resurrezione) e le due splendide porte con bassorilievi della Sacrestia Vecchia.
La mostra di Strozzi non poteva naturalmente fermarsi alle seppur tante opere li esposte (130), ma troviamo tantissime opere al Bargello anch’esso sede museale e quindi volendo al Museo dell’Opera del Duomo dove la Maddalena è imperdibile. Poi naturalmente c'è Prato e in merito il collega Giancarlo Torracchi scrive: le mete "donatelliane" un "viaggio" che parte da Palazzo Strozzi e che, attraverso una mappa tematica, tocca 16 diversi luoghi in una sorta di esposizione diffusa. Fra l'altro il Museo del Palazzo Pretorio di Prato ha contributo all'imponente Mostra "Donatello, Il Rinascimento" con il prestito dell'opera Madonna con bambino tra due angeli opera giovanile di Donatello. Una mostra, quella di “Donatello, il Rinascimento” che merita di essere visitata, e ampiamente illustrata dal catalogo che la completa (n.d.r. essendo una mostra con grande impegno informativo-didattico sia le note in ogni sala e le indicazioni presenti sia le audio-guide offrono un ottimo supporto).
Perché iniziare da Prato? Perché a Prato vi è un celebre pulpito del Duomo, opera di Donatello e Michelozzo, ma anche perché le belle sale del Palazzo Pretorio e le opere ivi allestite su tre piani dello stesso meritano di per sé una visita.
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Mi fermo qui invitando a visitare la mostra che probabilmente vi darà soddisfazioni e susciterà interesse.
Chi volesse andare visiti il sito web
https://www.palazzostrozzi.org/archivio/mostre/donatello/
dove potrete trovare informazioni, acquistare biglietti e scoprire facilitazioni o prenotare visite guidate o audio-guide. Carlo Biancalani.