Novità al Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Venerdì 6 aprile Stefano Casciu, Direttore del Polo Museale della Toscana, Mario Iozzo e la Curatrice della Sezione Etrusca del Museo, G. Carlotta Cianferoni, insieme a Simonetta Brandolini d’Adda dei Friends of Florence, hanno aperto le nuove sale dedicate al Vaso François, al Sarcofago delle Amazzoni e ai Bronzetti greco-romanirealizzate grazie alla generosa donazione di Laura e Jack Winchester, liberalmente offerta al Museo Archeologico Nazionale.
Per me è stato un evento importante perché il Vaso Francois fa parte dei miei ricordi di infanzia, una delle prime cose che il babbo Ottavio mi portò a vedere una domenica quando ancora avevo i pantaloni corti, un avvenimento che come tutte le visite ai musei fatte col babbo mi sono rimaste impresse nella memoria.
Il celebre Vaso François, capolavoro dell’arte vascolare greca è statocollocato ora in una nuova sala, in una nuova vetrina, con un allestimentodi fregi retroilluminati, con apparato didattico bilingue (in italiano e in inglese) e con due postazioni informatiche nelle quali i visitatori possono scorrere le immagini, approfondire i miti, le saghe e le storie degli antichi dei ed eroi della Grecia classica e della Guerra di Troia, scoprendo così quale fu il fascino che il Rex Vasorum (il Re dei Vasi) esercitò sugli aristocratici etruschi della potente città di Chiusi, che tra il 565 e il 550 a.C. lo acquistarono e lo posero in una grande tomba a sette camere.
Accanto al grande cratere solo ora, sono esposti Ergotimos e Kleitias due vasi figurati (della bottega del pittore Lydos) che solo recenti ricerche d’archivio hanno individuato come possibili elementi del corredo funerario di cui il Vaso François faceva parte. Uno di essi raffigura il Giudizio di Paride sulla bellezza delle tre dee Era, Atena e Afrodite, mito all’origine della Guerra di Troia che va a completare il ciclo mitologico della saga, integrandolo così con la parte iniziale della storia.
Il Direttore del Museo, Mario Iozzo, ha realizzato la guida del Vaso François, dettagliata e ampiamente illustrata destinata al pubblico anche non specialistico, disponibile sia in italiano che in inglese.
Il rinnovamento dell’apparato espositivo riguarda anche il Sarcofago delle Amazzoni, esempio unico al mondo di sepolcro di marmo dipinto (350 a.C.), destinato a una aristocratica dama di Tarquinia, nonna di un alto magistrato che l’ha onorata commissionando la splendida sepoltura anch’esso corredato di un nuovo apparato didascalico e didattico in doppia lingua, chiaro e comprensibile a tutti, che illustra le scene figurate e traduce le iscrizioni incise sulla sua superficie, spiegando anche il motivo per cui sono doppie. Due postazioni informatiche offrono ai visitatori la possibilità di scorrere le immagini e di avere approfondimenti (sia in italiano che in inglese) sulle raffigurazioni, la scoperta, lo stile, le pitture e i loro colori, le scene e i miti raffigurati.
Un importante settore che si aggiunge ai capolavori già esposti nella Sezione delle Collezioni, negli splendidi ambienti realizzati all’epoca di Pietro Leopoldo di Toscana, è costituito dalle nuove sale allestite da G. Carlotta Cianferoni e dedicate ai Bronzetti grecoromani. Tre ambienti e undici vetrine che accolgono 180 pregiatissime statuette di bronzo, sia originali greci che copie di età romana, un tempo parti della grande collezione mediceolorenese e in parte restaurate e integrate da artigiani e artisti della loro corte (tra i quali Benvenuto Cellini). Ad esse si accompagnano ritratti di tragediografi, poeti e filosofi greci e parti di grandi statue in bronzo, nonché, a completamento dell’esposizione, statue in marmo e oreficerie che permettono un confronto tra quanto raffigurato su alcune opere in bronzo e gli oggetti reali.
Particolare la storia del Vaso Francois, il nomeè stato attribuito a questo pregevole reperto perché trovato dall’archeologo Alessandro Francois che lo scoprì nel 1845 a Chiusi (archeologo che nonostante il cognome era toscano, fiorentino per l’esattezza), ed è un grandecratere a volute con figure nere di produzione attica, capolavoro della ceramografia arcaica, datato intorno al 570 a.C. Si tratta del più antico cratere a volute attico conosciuto. Le sue dimensioni si sviluppano su un'altezza di 66 cm e un diametro massimo di 57 cm.
I numerosi frammenti del vaso furono rinvenuti dal Francois,l’archeologo già aveva scoperto la famosa tomba di Vulci, nellanecropoli etrusca di "Fonte Rotella" a Chiusi. I cocci del vaso che erano dispersi in due tumuli funerari saccheggiati già in antico e, nonostante ripetute ricerche, non sono mai stati interamente ritrovati, furono inviati a Firenze dove un accurato restauro permise un'ottima ricostruzione dell'oggetto che fu acquisito ed esposto presso il Museo Archeologico Nazionale.
Dopo la prima ricomposizione, il 9 settembre del 1900, il vaso fu vittima della collera di un custode del museo che lo disintegròvilmente in 638 pezzi; si rese necessario quindi un secondo restauro e la conservazione che gli fece tuttavia superare indenne l’alluvione del 1966.
La decorazione comprende la raffigurazione di scene mitologiche o decorative, i cui temi sono incentrati sul ciclo narrativo del personaggio Achille e del padre Peleo (mitico Re di Ftia). Le scene si dispiegano su sette registri sovrapposti. Sono presenti 270 figure e 121 iscrizioni esplicative. La dimensione verticale delle bande decorative è variabile per adattarsi con maestria alla tettonica del vaso e contribuendo così a conferire movimento alla decorazione. La narrazione si dipana linearmente su ciascuna banda, in senso antiorario, senza contrapposizioni antitetiche, fluida e narrativa, priva di ogni rigidità.
Un oggetto da vedere o da rivedere e che potrà certamente suscitare ora, nel nuovo allestimento e con le nuove spiegazioni, emozioni che potranno far rivivere attimi del nostro passato.
Carlo Biancalani