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ASSOCIAZIONE DIPENDENTI DELLA BANCA TOSCANA COLLOCATI IN PENSIONE
LA CULTURA VINCE SULLA PAURA

LA CULTURA VINCE

NUOVO RESTAURO IN PALAZZO VECCHIO TARGATO FRIENDS OF FLORENCE

LA BELLISSIMA E ATTUALE MOSTRA DI THOMAS SARACENO A PALAZZO STROZZI

VEDERE GLI UFFIZI SENZA FOLLA IN QUESTI GIORNI È POSSIBILE.

 Segnalo che i Musei Civici di Firenze avranno ingresso gratuito i giorni 6, 7 e 8 marzo 2020

 

Ovviamente la paura si propaga molto più velocemente dei virus spinta da molteplici fattori che per correttezza non argomento.

Sta di fatto che l’Italia popolata oramai più da vecchi - La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha annunciato che si diventerebbe anziani a 75 anni, cioè che i vari miglioramenti delle condizioni di vita renderebbero oggi le persone di quell’età equivalenti per “forza fisica” a una persona di 55 anni nel 1980. Ma è la forza fisica un tratto indicatore di anzianità? Mah… Se chiediamo alle persone che si avvicinano all’età anziana quale indicatore per loro conta, scopriamo che al primo posto non c’è la forza fisica, ma la memoria (dimenticare i nomi dei familiari) o l’indipendenza – quindi popolazione molto sensibile a questo virus influenzale che potrebbe colpire e anche uccidere le persone più deboli e meno difese e nessuno con chiarezza e autorevolezza indiscussa spiega veramente di cosa si tratta e quali problemi realmente causa.  Se una fa confronti nota che attualmente nel Mondo i decessi per questo virus sono solo il doppio di quelli causati dai fulmini che solo in Italia nel 2019 hanno ucciso 15 persone su 50 colpite.

La cultura è un naturale antivirale in quanto capace di sollevare il morale e l’interesse e quindi rafforza l’organismo e le sue difese come il cibo sano. la luce, le passeggiate, ecc.

Ultimamente in quest’ambito due eventi artistici hanno attirato la mia attenzione ed ho quindi redatto un breve commento.

 

 

 

 

 

IL RESTAURO DEL TERRAZZO DI GIUNONE E IL PUTTO DEL VERROCCHIO IN PALAZZO VECCHIO

Il terrazzo di Giunone così chiamato per la sua storia ma ora non più terrazzo e spesso confuso con il terrazzo di Saturno che gli sta accanto e che si affaccia sul retro del palazzo, si trova tra le «stanze nuove» che Cosimo I de’ Medici fece costruire all’indomani del suo trasferimento dalla residenza di famiglia al palazzo che per oltre due secoli aveva ospitato il governo comunale e repubblicano della città, per adattare l’austero edificio medievale alle esigenze di comodità e di sfarzo di una corte aristocratica, di prestigio europeo, come quella che il secondo duca di Firenze ambiva a costituire. Il locale fa parte del cosiddetto Quartiere degli Elementi, destinato ad accogliere gli ospiti della corte e costruito sotto la direzione di Battista del Tasso tra il 1551 e il 1555 e subito modificato dall’architetto e pittore Giorgio Vasari, principale artefice della trasformazione dell’antico Palazzo in una sontuosa reggia ducale. Al Vasari e ai suoi collaboratori si devono i preziosi palchi lignei dipinti, gli stucchi e gli affreschi che decorano le sale del quartiere con storie della prima stirpe delle divinità mitologiche (cfr. il volume su Palazzo Vecchio edito da Banca Toscana). Il complesso programma iconografico sotteso a questa decorazione, ideato dall’erudito Cosimo Bartoli, è volto a paragonare, in chiave celebrativa, gli “dei celesti” raffigurati in queste stanze ai personaggi illustri del casato mediceo, “dei terrestri”, ai quali sono dedicate le sale perfettamente speculari del sottostante Quartiere di Leone X. Il terrazzo di Giunone, portato a compimento nel 1557, oggi si presenta come una stanza di modeste dimensioni, ma è così detto perché in origine era una loggia con colonne che si affacciava sul versante nord-orientale della città, secondo quanto riferisce Giorgio Vasari nei suoi Ragionamenti, progettata per accogliere, al centro, una fontana e, sul lato interno, una statua antica della dea che sarebbe dovuta arrivare da Roma, per dono di Baldovino del Monte. La fontana non fu mai realizzata, ma resta a rievocarne il progetto il dipinto che Cosimo I fece eseguire per modello sulla parete interna, rappresentante una finta nicchia con un putto alato in bronzo dorato che, al centro di una vasca circolare, versa acqua da un vaso, con un piede sopra la testa di un delfino. Non si hanno altre notizie neppure della statua di Giunone che potrebbe non essere mai giunta a Firenze. Nella stessa parete, al di sopra della finta fontana, si conserva però la grande nicchia che avrebbe dovuto ospitarla, incorniciata da una spettacolare mostra in stucco con erme, mascheroni e ghirlande in rilievo. Maestose cornici in stucco riquadrano anche gli affreschi che decorano la volta e i sovrapporta della parte chiusa dell’antica loggia - di collegamento tra gli adiacenti locali del quartiere - con storie di Giunone, figlia di Saturno e Opi, sorella e moglie di Giove, «dea dell’aria, delle ricchezze, e de’ regni, e de’ matrimoni». Analogamente a tutti gli altri terrazzi e terrazzini che furono costruiti durante la ristrutturazione cinquecentesca del palazzo, la loggia era principalmente destinata alla duchessa e alle sue dame di corte che, in assenza di giardini interni, qui potevano recarsi a «pigliare aria» e svagarsi alla vista di un bel panorama. Come riferisce lo stesso Vasari nei Ragionamenti, l’intitolazione a Giunone era quindi dedicata a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, che nella corte ducale aveva eguagliato le virtù della dea portando serenità tra i sudditi, elargendo doni e combinando matrimoni proficui. Giunone compare al centro della volta, secondo l’iconografia tradizionale, su di un carro trainato da due pavoni, animali a lei sacri, tra le personificazioni dell’Abbondanza e della Podestà. Nei due riquadri affrescati sopra le porte di passaggio, la dea è invece evocata nel suo ruolo di moglie gelosa che punisce le amanti del suo sposo per essersi assoggettate «fuor del vinculo matrimoniale»: la ninfa Callisto, da lei trasformata in un’orsa che sarebbe poi divenuta la costellazione dell’Orsa Minore e la giovane sacerdotessa Io, mutata da Giove in una vacca nel tentativo di ingannare Giunone, ma da quest’ultima richiesta in dono e segregata con tali sembianze sotto la custodia del pastore Argo. Il terrazzo venne trasformato in una stanza chiusa a seguito dei successivi interventi di ampliamento del lato del palazzo prospiciente via dei Leoni. Il loggiato era sicuramente già tamponato alla fine del XVIII secolo. Oggi ospita al centro il celebre Putto con delfino di Andrea del Verrocchio Inizialmente sistemato nella Sala della Cancelleria, alla metà degli anni Ottanta giunse infine nel Terrazzo di Giunone, dove sembra rievocare la fontana che Giorgio Vasari avrebbe dovuto realizzare al centro della loggia e dialogare con l’analogo putto in bronzo dorato che qui era stato dipinto, come «modello», in vista dell’attuazione di quel progetto. Il Putto del Verrocchio originale ha quindi ripreso il suo posto lasciando nel cortile di Palazzo Vecchio la copia e dopo aver fatto un volo transoceanico a Washington per la mostra del Verrocchio che dopo Palazzo Strozzi li si era parzialmente trasferita.

Chi da un po’ non visita Palazzo Vecchio ha quindi anche questa “chicca” da godere oltre ai tanti miglioramenti e restauri recentemente eseguiti……

Un ringraziamento ai Friends of Florence che da tanto tempo, grazie alla sempre presente Simonetta Brandolini d’Adda, trovano sostenitori finanziari per sostenere molti degli interventi di restauro della nostra città.

 

                                                  

 

 

L’ENTUSIASMANTE MOSTRA DI THOMAS SARACENO A PALAZZO STROZZI

dal 22 febbraio al 19 luglio 2020 a Firenze

    

 

Palazzo Strozzi continua a stupirci presentandoci nuovi nomi e artisti per la maggioranza di noi sconosciuti ma famosi nell’ambito della cultura mondiale. È ora il turno di Thomàs Saraceno un giovane (1973) artista argentino.

Nel suo lavoro si intrecciano arte, scienze naturali e sociali, ed esplorazioni anche mentali per vedere con occhi nuovi e diversi modi di vivere sostenibili e percezioni dell’ambiente che ci facciano godere di quello che ci circonda senza intaccarlo o consumarlo o peggio inquinandolo.

Tutto è visto in chiavi di lettura non sempre facili con allestimenti che a volta paiono strani e richiedono una particolare attenzione e tempo …. la mostra non è una rapida corsa ma un sostare ed ambientarsi al buio (occorrono diversi minuti prima che la proteina dell’adattamento dell’occhio agisca e ci aiuti a percepire quello che ci circonda) per poi passare alla luce, alle piante (Tisillandie) all’aria e all’opera dei ragni.

Il ragno è uno dei protagonisti di questa esposizione. Il ragno che non si vede ma la sua fonte di cibo “la tela” è praticamente sempre presente. Il ragno animale che non mangia e non può farlo fino a che non ha compiuto il suo lavoro, la tela appunto. La tela che è sensibile ad ogni movimento, ad ogni soffio dell'aria, alla polvere e alle vibrazioni.

In questa esposizione genialmente creata anche negli allestimenti inconsueti per Palazzo Strozzi come dice Thomàs si passa dall’Umanesimo dell’Uomo vitruviano di cui Palazzo Strozzi è un simbolo per architettura e proporzioni all’Antropocene (Il termine indica l’era geologica attuale, nella quale all'uomo e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.

 

           

Thomàs a Palazzo Strozzi dimostra l’attualità ma la supera collegandola al cosmo attraverso le sue opere e i suoi collegamenti (la tela del ragno) unisce il microcosmo delle particelle e del pulviscolo al macrocosmo dei soli e delle galassie i cui elementi come in una jam session cosmica si uniscono creando suoni ed emozioni.  Difficile spiegare le emozioni che uno può o non può provare ma posso dire per quanto mi riguarda che uscito dalla mostra mi sono sentito felice e leggero, una sensazione di comunicazione positiva che mi ha toccato.

Solo ora riflettendo e leggendo riesco forse a comprendere di più ma la sensazione è rimasta, un po’ come quando si va al cinema o a teatro e si esce contenti.

Con questo non voglio certo convincere nessuno né fornire spiegazioni che certamente riuscirete a trovare da soli. Per inciso visto che noi spesso ci rivolgiamo al passato un tema simile era già stato affrontato, in modo certo diverso, nella scarsella della cupoletta della Sacrestia Vecchia di San Lorenzo edificata su progetto brunelleschiano e forse affrescata dal Pesello (Giuliano d’Arrigo 1367-1446) che raffigura un cielo stellato molto dettagliato grazie alla supervisione dell’astronomo Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482).

Per chi vuole visitare la Mostra di palazzo Strozzi a Firenze mi risulta che Trenitalia abbia delle promozioni e così pure la Unicoop Firenze. La mostra ha poi collegate conferenze, allestimenti ed esposizioni in varie parti della città, consultare https://www.palazzostrozzi.org/archivio/mostre/tomas-saraceno-aria/

 

     

Per concludere se qualcuno vuole visitare gli Uffizi ora è il momento migliore, pochissime persone e tanto tempo per vedere le opere in genere prese d’assalto come le Maestà (Cimabue, Duccio e Giotto), la Primavera e la Venere del Botticelli, le nuove sale di Leonardo da Vinci, la splendida Tribuna, la bellissima sala della Niobe, il Tondo Doni di Michelangelo ecc. ecc.

 

Carlo Biancalani